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"I progetti Chirone" e "Dopo Chirone" concorrono nel tratteggiare delle modalità di intervento nei confronti dei detenuti, all'interno di un'ottica di un lavoro di rete in cui troviamo coinvolti sia i ruoli dell'area "trattamentale" interna, sia i ruoli dell'area "trattamentale" esterna, compresi i servizi territoriali. La caratteristica dei due progetti consiste, non soltanto in un'adozione teorica (la teoria dell'identità dialogica), bensì in un vero e proprio scarto paradigmatico che individui modalità di conoscenza e quindi d'intervento che siano antinomiche al modello medico. L'opera si colloca, infatti, nell'ambito degli assunti teoretici e operativi del modello narrativistico, che si basa su una visione narrativa della costruzione della realtà, per cui l'operatore si connota come operatore del cambiamento della dimensione biografica degli individui. In questo modo, viene salvaguardato lo statuto epistemologico della persona come "testo narrante" e non come "oggetto di guarigione". L'opera risulta corredata anche di esemplificazioni applicative, che hanno visto coinvolte otto unità di progetto diffuse su tutto il territorio della Lombardia.